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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Giochiamo a infrangere le regole! |
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Un editoriale. |
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di
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Ultimamente c'è una domanda che mi ossessiona. Mi domando: che cosa accadrebbe se questo o quel teatro sparissero di colpo. Non è una domanda retorica, piuttosto una sorta di gioco. Cerco di calcolare l'impatto di una ipotetica esplosione all'interno di uno o più immaginari edifici teatrali.
... Se si produrrebbe un'onda d'urto e dove arriverebbe...
E' un po' come togliere o aggiungere piccole calamite in uno spazio e considerare precisamente come varino i campi di forza. A volte le variazioni sono notevoli e pregiudicano tutto il sistema di magnetismi e altre volte ci si accorge che quello che s'è tolto non era che un sasso, simile, ma soltanto simile ad una calamita. Da questo gioco a volte nascono degli editoriali come questo, altre volte si decidono le rotte editoriali di questa rivista.
Quest'anno abbiamo deciso di non presentare le stagioni teatrali perché spesso ci si troverebbe ad eseguire un esercizio meccanico e pedante, somigliandosi tutte e nella mancanza di idee e, di conseguenza, nei contenuti.
A volte ci si imbatte in stagioni ricche di buoni spettacoli e buoni artisti, e subito scatta la voglia di fare un altro giochino.
Mi diverto allora a calcolare il valore ipotetico dei cartelloni. E il loro risultato è sempre uguale a quello della somma degli spettacoli che vi sono contenuti.
Non è un calcolo propriamente matematico, ma funziona lo stesso. Difficilmente Jan Fabre (4) + Marco Paolini (4) + Peter Brook (4) è uguale a 15. Di solito è uguale a 12. Ma a volte può far 15. Anzi, direi che dovrebbe far sempre 15 o 21 o 30. A decidere infatti non è la matematica, quanto la chimica. Il valore aggiunto è infatti determinato dai legami chimici che si sviluppano tra la molecola Paolini, quella Brook e le altre. La creazione di quei legami è l'arte dell'alchimista, che poi si potrebbe definire come il regista della chimica. La presenza di un buon alchimista fa la differenza tra una natura morta di provette e il caotico laboratorio da cui viene fuori la formula dell'oro o quella di un medicinale miracoloso.
Se all'identità regista=alchimista aggiungiamo un terzo termine otterremo: regista = alchimista = direttore artistico, dove quest'ultimo è colui che fa la differenza tra una natura morta di prodotti teatrali di consumo esposti in vetrina (non c'è differenza tra Gabriele Cirilli e Lev Dodin in questo senso) e un laboratorio in cui viene fuori una nuova forma dialogo tra una platea e un palcoscenico e al teatro viene restituita la corretta temporalità, cioè quella coniugata al presente. Questo o altro.
Quest'anno abbiamo deciso di non presentare stagioni teatrali, ma non vuol dire che abbiamo smesso di interrogarle. E' vero che chi scrive si diverte ad inventare giochini a riguardo, ma è vero al pari che aver concepito questo giornale come un dialogo significa rivolgere la massima attenzione alle interrogazioni e alle risposte che ci arrivano dall'altra metà dei nostri referenti, gli artisti. In alcuni casi può dunque darsi che presentare una stagione sia in realtà riferire ai lettori quanto emerso da un nostro dialogo a quattrocchi con un teatro e, quando si può, con un progetto artistico.
Questo editoriale vuole allora da una parte render chiare alcune linee editoriali paradossalmente ludiche di questa rivista, e dall'altra preparare la risposta ad una domanda con cui abbiamo un po' giocato come sopra e che anche abbiamo posto seriamente ad una di quelle calamite che sembrano particolarmente importanti oggi negli equilibri del nostro giardinetto magnetico, e a cui dedichiamo questo numero "quasi" monografico. La domanda è questa: "Che cosa sta succedendo a Castiglioncello?"
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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