Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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I valori di una differenza    
Si apre il Festival di Armunia, occasione che riflette il lavoro progettuale di una struttura a servizio del teatro.
Castiglioncello (Li), Castello Pasquini. Dal 16 al 27 luglio.
     
di Gian Maria Tosatti      

CASTIGLIONCELLO (LI) - La prima cosa che salta all'occhio dall'osservazione sul Festival Armunia di quest'anno è un valore che qualche stagione fa avremmo detto più facile a reperirsi, e che oggi, invece, connota la manifestazione diretta da Massimo Paganelli come una vera e propria "differenza" nel panorama teatrale annuale. E' chiara la "natura" di questo festival, e prima ancora della struttura che ne decide il cartellone, sono chiare la sua ragione, la sua necessità, il suo perché. In poche parole ad Armunia riconosciamo una coscienza di sé che è il solo requisito in grado di rendere il teatro un credibile interlocutore culturale.

E se per sillogismo coscienza di sé vuol dire concepirsi nel presente e pensarsi nel futuro, ne consegue che il valore di Armunia e quello di una reale progettualità.

Il Castello Pasquini di Castiglioncello (Li) è un luogo che durante un intero anno progetta percorsi, inventa collaborazioni, rischia scommesse con la finalità di assistere e sostenere la creazione contemporanea. Lo sguardo non è ai risultati (sempre relativi), ma alle potenzialità sviluppate dai processi. Tra residenze, coproduzioni e incontri il clima concreto che si sviluppa è quello di un'officina per le arti performative, ma, visto che l'ambientazione lo permette, si sarebbe più propensi a dire, quello di una corte rinascimentale, in cui le strade di teatranti, danzatori e intellettuali si attraversano. Il festival allora assume il valore di un luogo in cui tirare le somme (provvisorie), presentare il lavoro svolto, come si fa per una specie di verifica volontaria, per mostrare i risultati o le tappe intermedie di quei processi al cui sviluppo la struttura ha deciso di investire le proprie energie. Non allora una vetrina di prodotti più o meno apprezzabili, acquistati e messi in mostra, ma una vera e propria una "dimostrazione di lavoro" operata da una direzione artistica che è "regia di una istituzione culturale".

Delle tre sezioni del Festival, che ha iniziato qualche giorni fa un percorso sul Teatro di strada, parleremo in questa sede di Inequilibrio, dedicata alle forme della scena contemporanea e al via in questa settimana.

Dal 16 al 27 luglio infatti, nel castello e in altri spazi gestiti dal festival saranno presentati spettacoli e studi di giovani o affermati artisti che per vie differenti hanno attraversato le linee di ricerca di Armunia. Ad essi si unirà un percorso parallelo di incontri che seguiranno le curve principali del festival per introdurre, approfondire e ampliare lo sguardo sulle opere in programma.

Tra le presenze indicative di un cartellone per cui rimandiamo al sito www.armunia.it sono da sottolineare le presenze per la danza di Brice Leroux, il duo americano-portoghese formato da Davis Freeman e Lilia Mestr, gli Mk di Michele Di Stefano con l'interessantissimo progetto BW, Virgilio Sieni, Kinkaleri e Caterina Sagna. Presentazione degli ultimi sviluppi del proprio lavoro anche per artisti di teatro come Massimo Schuster, Leonardo Capuano, il Teatro del Lemming o per i più giovani Edgarluve e Sacchi di Sabbia, fino alla presenza di Cesar Brie.

Installazioni e progetti particolari completano il programma.

Per ulteriori informazioni: www.armunia.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -