Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Nazionale

Ecosistemi teatrali    
Inizia questa settimana una nuova edizione di A teatro nelle case, una delle giovani rassegne più interessanti del panorama nazionale.
Provincia di Bologna, luoghi vari. Dal 4 aprile al 6 giugno.
     
di Gian Maria Tosatti      

BOLOGNA - Dal 4 aprile al 6 giugno torna un appuntamento importante per la scena nazionale. A teatro nelle case - rassegna di primavera è il festival dedicato al teatro in luoghi altri e "per" luoghi altri. Modi di raccontare inusuali, modi di trarre dai luoghi stessi il racconto che essi portano iscritto tra le proprie pietre, sono parte della ricchezza di quell'ideale di teatro che le Ariette stanno realizzando con passione ed impegno in questi ultimi anni.

La rassegna, che si svolgerà come al solito tra le colline della provincia bolognese, in mezzo ai campi o tra forni e fattorie, è prima di tutto un luogo "significativo" del teatro italiano, uno spazio artistico prezioso per dare attenzione e linfa a modalità espressive ricche di potenzialità. Due mesi di programmazione primaverile in attesa della settimana autunnale per dar vita ad un'occasione viva di teatro, un festival "ecoculturale" (nell'accezione più ampia di questo termine) che una volta tanto possiede nella sua catena genetica un perché e soprattutto una utilità.

Stefano Pasquini, del Teatro delle Ariette, ne parla in questi termini: "Gli anni passano e ti rendi conto che i tuoi figli crescono, ti volti indietro e vedi che con tanta fatica hai seminato, che quello che sembrava solo un sogno sta diventando realtà, che questo desiderio e necessità di portare il teatro incontro agli uomini, nei luoghi della vita, della quotidianità si sta avverando dopo sette anni.

Sembra quasi normale, adesso, che Antonio Catalano porti le sue "storie di pane" dentro il laboratorio artigiano di un forno; anzi sembra proprio il posto giusto mentre senti l'odore del pane che lievita e cuoce.

Sembra quasi normale vedere Roberto Corona "appeso" ad un albero in mezzo ad un campo sul limite di un bosco.

Sembra quasi normale ascoltare Giuliana Musso narrare storie di "nati in casa" nel luogo esatto dove la padrona di casa che ospita lo spettacolo il 13 settembre 2001 ha dato alla luce sua figlia.

Sembra quasi normale ascoltare il "filò" di Silvio Castiglioni o le "fole" di Sergio Diotti mangiando seduti a un tavolo, o parlare di "braccianti" con E. Messina e M. Sapienza in una fiera agricola di paese.

Sembra quasi normale che Gianmaria Testa venga a fare un concerto al Deposito Attrezzi per la Festa della Liberazione.

Sembra quasi normale che Alessandro Rivola e Marco Bertarini raccontino favole per grandi e bambini nei campi della nostra azienda agricola.

E sembra quasi normale camminare per cavedagne e strade vicinali cercando le tracce di Pasolini.

Sembra quasi normale che i luoghi privati diventino pubblici, che si aprano le case e i forni e i campi alla gente e al teatro e che la gente e il teatro, incontrandosi, ne escano comunque diversi, cambiati.

Sembra quasi normale, dopo sette anni, quello che sembrava un sogno".

Per informazioni più dettagliate sul calendario: web.tiscali.it/leariette

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -