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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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La vera sfida di Riccardo
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Árpád Schilling, giovane e promettente regista ungherese dirigerà gli attori del Piccolo nella tragedia shakespeariana.
Milano, Teatro Studio. Dal 25 marzo al 17 aprile. |
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di Gian Maria Tosatti
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MILANO - Il Piccolo di Milano affronta questa settimana uno dei debutti più attesi, forse, di questa stagione. Árpád Schilling, regista ungherese tra i più osservati di questi tempi dirigerà un Riccardo III di Shakespeare, che vedrà come interpreti un gruppo di venticinque attori italiani legati alla "compagnia" di Ronconi. Un'operazione che si colloca nelle ideali possibilità di quel circuito che sono i Teatri d'Europa, ma che suscita una certa curiosità specialmente se si pensa agli esperimenti di questo tipo svolti negli anni passati da registi anche più titolati del ventinovenne Schilling (basti pensare al lavoro romano di Vassiliev o agli ultimi due Cechov di Nekrosius).
La sfida interessante insomma non sembra quella di fare un Riccardo, quanto quella di riuscire a creare una sinergia tra un gruppo d'interpreti italiani e una direzione affidata ad una guest star straniera, tenendo anche conto che quanto s'è visto già in Italia del lavoro di Schilling rende ancor più avvincente la sfida lanciata agli attori.
Da domani il Teatro Studio si trasformerà in un'arena sovrastata da un'altissima gradinata, semisommersa da un mare di sabbia che darà l'impressione di volerla progressivamente divorare. E ancora televisori, proiezioni, un enorme lampadario che ruota e ancora sabbia che sommerge vecchi e nuovi sovrani.
"La parola chiave di Riccardo III è 'cinismo' - spiega il regista - Shakespeare ha dipinto un mondo in cui nichilismo e ipocrisia sono onnipresenti, e dove tutti continuano a mentire per coltivare solo ed esclusivamente il proprio interesse. Non esistono rapporti umani sinceri, non esiste etica: solo i vantaggi personali determinano l'agire dei personaggi. In questo, Riccardo III è una tragedia straordinariamente contemporanea: la società che Shakespeare rappresenta potrebbe essere il XX, se non il XXI, secolo".
Massimo Popolizio avrà la parte di Riccardo l'attore sfacciato e senza scrupoli di questa farsa tragica o tragedia. Prosegue Schilling: "ammiriamo e adoriamo questo suo essere un affascinante mascalzone, eppure la sua guitteria a un certo punto offende la nostra dignità, il nostro senso morale. Riccardo ride di noi, perché vede attraverso di noi. Vede che siamo tutti dello stesso sangue. Piccoli, ipocriti gangster in un mondo immorale".
Per informazioni: www.piccoloteatro.org
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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