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Dialogo settimanale su teatro e danza.
ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024 al 25/11/2024
Aggiornato il lunedì sera
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Il filo di Pirandello |
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Alessio Pizzech tesse una trama comune a due scritti del drammaturgo siciliano con L'Epilogo.
Firenze, Teatro delle Laudi. Dal 22 al 23 marzo. |
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di Gian Maria Tosatti
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FIRENZE - Dopo aver debuttato in prima nazionale al teatro Solvay di Rosignano Solvay (LI), in ambito al cartellone invernale di Armunia, L'epilogo, un'operazione drammaturgica diretta da Alessio Pizzech, in cui i due atti unici di Luigi Pirandello, La morsa e Sogno(ma forse no), diventano un corpus unico, una stessa vicenda che vede il compiersi del destino tragico della protagonista femminile, approderanno questa settimana al Teatro delle Laudi a Firenze. Le musiche originali di Andrea Nicoli e Riccardo Vaglini, sono eseguite da Monica Benvenuti.
La morsa è certamente uno dei testi teatrali meno rappresentati e conosciuti del drammaturgo siciliano, mentre Sogno(ma forse no) è l'ultimo dei suoi atti unici, concepito tra il '28 e il '29 e si delinea come uno dei testi più sorprendentemente rivolto alla ricerca di registri nuovi che si muovono verso altri ismi delle avanguardie storiche. E' il momento del surrealismo e qui la figura del pensatore Pirandelliano ricompare: è l'uomo in frac, figura mostruosa dove si proiettano memorie espressioniste e omaggi futuristi alla topica dell'"alternazione umorale". Un gioco vorticoso in cui si alternano atteggiamenti affettivi, di tenerezze, e di aggressività che contrassegnano il rapporto tra l'uomo e la giovane donna che lo sta sognando. Gli atti unici Pirandelliani La Morsa e Sogno (ma forse no) saranno rappresentati dal giovane regista Alessio Pizzech, nella stessa sera nello spettacolo L'Epilogo, proprio a segnare una linea che va dal primo atto unico del 1910, all'ultimo.
Questi due atti unici, infatti, rappresentano certamente una parte dell'opus pirandelliana legata ad una dimensione di ricerca di un linguaggio o di una molteplicità di linguaggi sicuramente più presente qui, in un patrimonio di scrittura a torto considerato minore. Le immagini dell'onirico che dominano la mente della Giovane Donna di "Sogno (ma forse no)" incarnano le paure, i sensi di colpa, la certezza di un amore finito che ha Giulia, protagonista de " La morsa". E l'Amante che in "Sogno" regala alla Giovane Donna il vezzo di perle , in realtà è Andrea amante di Giulia , colui che arrivando interromperà il flusso del sogno della Donna-Giulia. Giulia sta aspettando, non sa forse neanche lei cosa o chi, davanti alla finestra, ed è in questa attesa logorante, in questo dialogare a piccoli frammenti con la sua cameriera - confidente, che le immagini, i colori, le ombre dell'inconscio prendono le forme di " Sogno (ma forse no )" e così l'ultimo atto unico pirandelliano diviene specchio della realtà più profonda che si nasconde dietro la vicenda borghese de " La morsa". Una "morsa", per la donna, che la stringe in un crescendo drammatico e che si alimenta non tanto dall'opposizione tra il pensiero dell'amante e quello per il marito che lei sta tradendo, ma soprattutto, e ancora più drammaticamente dalla consapevolezza della propria condizione. La"paura" che Giulia avverte è data dal "ri-velarsi" del sogno o meglio l'incubo di un sogno , più reale della realtà. La drammaturgia gioca tra i riflessi di una finestra -specchio, fatta di rimandi tra l' uno e l'altro atto unico, due piani della stessa verità.
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L’ultimo numero di LifeGate Teatro
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Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione.
Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -
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