Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Testori per una tragedia del Novecento    
Teatridithalia riprende dopo 12 anni un testo del drammaturgo brianzolo.
Milano, Teatro dell'Elfo. Dal 12 marzo al 6 aprile.
     
di Gian Maria Tosatti      

A dieci anni dalla sua morte si comincia a guardare a Testori con la lucidità con cui si leggono i classici. Testori è un classico, un classico del Novecento, sì, ma anche un classico nella sua capacità di eviscerare la tragedia nella sua forma archetipa, propria dell'universo mitico dell'antichità. Ed è infatti all'antichità che egli spesso si rapporta, la reimpianta nelle stradacce della brianza contadina e industriale, proletaria e superstiziosa, spaventosamente umana ne fa infezione, piaga nel contemporaneo silenzioso sfacelo. Per questo decimo anniversario della scomparsa Teatridithalia propone una delle sue scritture meno visitate, sdisOrè, andata in scena nel 1991 e mai più ripresa. Basata sul ciclo tragico dell'Orestea di Eschilo essa indaga un tema che ricorre ossessivamente nella letteratura testoriana, quello dell'annullamento, della negazione. Dopo che Oreste ha compiuto l'assassinio e ha ucciso il patrigno e la madre, Elettra parla al popolo. A lui appaiono le Furie, perde il coraggio e dice 'Mi divisisco in due'." E in due si 'divisisce' anche la tragedia: l'eroe rinuncia alla giustizia civile, all'assoluzione di Atena e dei cittadini e la voce di Oreste sfuma lentamente in quella dell'autore per cercare - nella coscienza che l'umanità è un'entità indivisibile, che unisce in sé i giusti e i reprobi, e nell'attesa del perdono - una possibile e diversa catarsi al 'grande macello' della vendetta.

Ancora una volta ciò che conta per l'autore è la "parola incarnata" che esprime la sua potenza generando ogni volta una lingua sempre nuova: sostanzialmente una lingua 'lombarda', dove però il dialetto è solo uno degli ingredienti, il polo d'attrazione al quale si legano lingue vive e morte (francese, spagnolo, inglese e latino liturgico).

L'allestimento che ne fa Francesco Frongia e che vede protagonista Ferdinando Bruni si concentra sugli "aspetti grotteschi e sanguinari del testo, per fare della riscrittura di Eschilo una rappresentazione grandguignolesca in un baraccone da fiera. Un fattaccio di sangue, una torbida tragedia familiare da cronaca nera che, raccontata in una piazza di un paesotto italiano con l'accompagnamento musicale di una fisarmonica, mescola sfacciatamente toni alti, bassi e popolari".

Per informazioni: www.elfo.org

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -