Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2025 NUMERO 12
Dal 18/11/2024
al 25/11/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Un giorno... quando ne avremo il tempo.    
A Buti Dario Marconcini in una serata doppia porta in scena la lirica e le liriche di Brecht.
Buti (Pi), Teatro Francesco di Bartolo. Dal 28 febbraio al 2 marzo.
     
di Gian Maria Tosatti      

BUTI (PI) - Tra coloro che maggiormente hanno influito o agito affinché il mondo potesse raggiungere una maggiore consapevolezza del suo stato catastrofico c'è sicuramente Bertolt Brecht. La sua determinazione ad immaginare un teatro che fosse capace di trovare nel pubblico un'interlocutore critico è certamente una delle più grandi testimonianze di arte come azione etica. Dai drammi alle vicende della vita, dall'esilio agli anni del Berliner, dall'amicizia con Kurt Weill a quella con Karl Valentin, fino al suo stupore il giorno che vide su carta l'enorme mole dei suoi scritti raccolta nell'opera omnia, quella di Brecht pu" dirsi una striscia miracolosa, un passaggio compiuto a piedi nudi sulla terra.

Un viaggio attraverso Brecht, nella sua esasperata vitalità. Una ricognizione tra le parole dette e quelle non dette, tra quelle urlate o cantate, tra quelle più intime. Dario Marconcini porta al suo Teatro di Buti un Brecht particolarmente caro a quelli che lo hanno amato, letto e compreso.

Da venerd" 28 febbraio a sabato 2 marzo saranno in cartellone al Di Bartolo due spettacoli ispirati al drammaturgo tedesco. Brecht... mi ricordo... è il primo dei due lavori, un'opera-percorso tra poesie e canzoni, tra le paure e gli slanci, le ubriacature e le preghiere di un autore che fu profondamente umano in un secolo bestiale.

La seconda parte della serata sarà invece più strettamente musicale con Mahagonny Songspiel, di Brecht-Weill, in cui la regia di Marconcini sarà affiancata dalla direzione del maestro Stefano Adabbo e dall'orchestra da camera "Luigi Boccherini".

Per informazioni: www.teatrodibuti.it

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -