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Festival Cinema Ambiente  
Ambiente, paesaggi, silenzi della natura, ma anche ambienti umani e sociali. Per capire come, se distruggiamo l'ambiente, distruggiamo noi stessi. E per capire che l'ambiente è la nostra vita.      
Torino 22 / 26 ottobre 2004 (con prolungamento per i ragazzi delle scuole sino al 29 ottobre)
di Sergio Ragaini
     

L'Ambiente in tutta la sua varietà. Ambiente come territorio, ma anche come persone, come rapporto e rapporti. Una vera panoramica a 360°, quella fornita a Torino dal 22 al 26 ottobre 2004 (con prolungamento per le scuole sino al 29 ottobre).

Il territorio, ovviamente, l'ha fatta da padrone. Ma non solo il territorio. Centrale è stato il rapporto tra l'Uomo e la Natura. Quel rapporto che, purtroppo, noi ignoriamo. Senza tenere presente, come diceva lo stesso Konrad Lorentz che, per ogni specie che distruggiamo o la cui vita limitiamo, tutto l'ecosistema di cui noi stessi facciamo parte va a depauperarsi, peggiorando la nostra stessa qualità di vita.

Ambiente che è stato messo in luce anche mediante salti attraverso il Mondo. E così, dal Fiume Po, su cui Torino si affaccia, e nel quale il silenzio della natura contrasta, spesso in modo troppo marcato, con i rumori del progresso, si viene catapultati in Argentina, tra i "campesinos" che lottano per la loro libertà, per poi ritrovarsi tra le montagne dei Carpazi, tra le tradizioni di popoli che sembrano vivere in un universo a sé stante, ove il tempo sembra essersi fermato (il tutto con il profondo ed introspettivo "Carpatia" di Hektor Rydzewsky).

Parlavo prima di ambiente a 360°. In questo caso, l'ambiente non è stato soltanto il luogo fisico, ma anche quel luogo che significa terra, diritti sociali, qualità di vita. Quel luogo, a metà tra il fisico e l'interiore, nel quale tutti viviamo e dove ognuno di noi ha il diritto di vivere al meglio.

Ecco quindi apparire le periferie degradate, con il loro carico di abbandono (non importa se di Milano o di Zurigo: sovente la povertà ed il malessere umano sono problemi che non hanno confine né ubicazione geografica, così come le periferie si assomigliano tutte) ed i problemi delle persone che, spesso loro malgrado, ci vivono.

Anche le proiezioni sociali più a largo respiro hanno avuto un grande peso nella programmazione. Vale a dire mostrare quei popoli che lottano per una migliore condizione di vita, o spesso per essere degni, solamente, di essere chiamati uomini.

Qui ben si sono innestati i film di Solanas, a cui è stata dedicata un'ampia retrospettiva. Un modo per non dimenticare le sofferenze patite da persone che chiedevano solamente un modo di vivere che fosse degno di essere chiamato tale. Sino alle immagini scioccanti che ci hanno fatto vedere come la società in cui viviamo sia dominata da poche persone senza scrupoli, le quali per profitto non hanno nessuna paura di distruggere ecosistemi e causare la morte di migliaia (spesso anche molte!) di persone. Come nella produzione di pesticidi, sostanze sovente inutili (in quanto i parassiti prosperano nonostante tutto!), ma che possono distruggere luoghi e persone (il caso dell'India è stato messo in evidenza, in modo crudo ma incredibilmente chiaro nella sua lucidità, da Inge Hornung nel suo film "100% cotton"), oppure causare problemi a molte persone. In questo caso, inoltre, la gravità è data anche dalla consapevolezza delle proprie azioni da parte di chi le portava avanti. Pur sapendo, infatti, cosa sarebbe accaduto, sono stati inflitti danni enormi all'ambiente ed alle persone, per puro interesse di profitto economico.

Questo si inquadra in un discorso più ampio: il rapporto tra privilegi (o decisioni) di pochi e sofferenze di molti. Discorso ampiamente ribadito, in varie forme, durante la rassegna torinese.

La guerra, che causa sofferenze per motivi sovente dovuti a puri calcoli di Mercato (quindi uno degli esempi più forti di quanto dicevo sopra), è stato un tema toccato da più lavori, oltre che da un interessante convegno di una giornata. Dai reportage di Adriano Sofri, alle "nascoste" (alla gente) armi nucleari degli Stati Uniti (come mostrato in "Agent Orange", dello svedese Maj Wechselman), il rapporto tra azioni belliche e persone (oltre che con il territorio martoriato) è stato mostrato, sempre con uno spiccato realismo che nulla ha nascosto, ma che sempre ha dato a chi guardava una coscienza e una consapevolezza in più.

Naturalmente non sono mancate immagini più "riposate" e solari. Relative a tradizioni dimenticate e a riti lontani, ma la cui vista ci richiama, probabilmente, alla nostra vera e profonda identità umana. Dall'Argentina alla Sardegna il passo può essere brevissimo, se consideriamo la forza delle immagini, e quell'unione che il guardare ed il capire può dare. Ma sempre un accento, anche nei casi meno forti e drammatici, sull'incuria dell'uomo, e sulla non coscienza che, quello che noi viviamo, è di tutti, e se danneggiamo qualcosa, ovunque nel Mondo, danneggiamo noi stessi.

Questo è stato, forse, anche se non in modo palese, il messaggio profondo che, credo, sia giunto a tutti. Nessuna tematica ambientale può essere vissuta in modo separato da un'altra. Come si dice nella teoria della complessità, ogni evento si propaga ad un altro, con un "effetto farfalla" che talvolta ha conseguenze impensabili. E quello che distruggiamo ci torna come un boomerang, forse prima di quanto noi possiamo pensare.

Con questa coscienza, credo, è impossibile trascurare l'ambiente in cui viviamo. E, sapendo di fare male a sé stesso, penso davvero che chiunque rifletta un solo istante possa evitare di distruggere e di non rispettare i luoghi in cui viviamo. Dal loro benessere deriva il nostro benessere. E viceversa.

Tutto perfetto, quindi, in queste giornate? Impossibile, e alla fine ne parlerò. Comunque tutto molto buono, e soprattutto sentito e vissuto. Anche il "non solo Cinema", con incontri e parole sempre di grandi interesse e capaci di comunicare in profondità.

Questo non è poco. Per la perfezione ci si può sempre attrezzare: ma si tenga presente che non è di questo mondo!

Film premiati e giurie: raggiungibili a questo indirizzo. tutti i dati sul Festival sono disponibili sul sito del Festival: www.cinemambiente.it. Dati anche sulle passate edizioni.


Cinema "Oltre il Cinema" di scena nei comuni della provincia di Como
Una rassegna di Cinema per "Andare oltre". Per guardare anche alla Società, a quello che ci circonda, con occhio attento e critico. Questo lo scopo della rassegna "oltre lo sguardo". Dal 9 ottobre 2004 al 28 maggio 2005, in diversi comuni del comasco, saranno proiettati film di qualità, uniti ad interventi di rappresentanti del mondo del Sociale i quali, prendendo spunto dal film, tratteranno tematiche spesso ignorate, ma degne di essere conosciute e valorizzate. Tessera dalla cifra simbolica, che dà diritto a tutte le proiezioni. Info: Coordinamento Comasco per la pace - www.comopace.org ; [email protected] Oltre lo sguardo - www.ecoinformazioni.rcl.it ; [email protected]
Addio Janet Leigh
"Sì, dopo aver girato Psycho non fece mai più la doccia. No, l’acqua non era fredda, Hitchcock si premurò perché la doccia gettasse acqua calda per tutti i 7 giorni di riprese necessari per la scena... Sì, lei era nuda sotto la doccia, ma in nessuna inquadratura, per quanto brevissima, si vedono i capezzoli: problemi di censura, in quel lontano 1960. Bisogna partire da lì, da quella scena - una delle tre o quattro più famose della storia del cinema - per raccontare la vita di Janet Leigh, morta ieri all’età di 77 anni". È morta "serenamente, a casa sua" l'attrice americana Janet Leigh. La notizia è stata data dal portavoce della figlia: Jamie Lee Curtis è stata al capezzale della madre insieme all'altra figlia, Kekky, e a Robert Brandt, secondo marito di Janet Leigh. Dal 1951 al '62 l'attrice era stata moglie di Tony Curtis. Tra i molti film interpretati, 'Safari', 'L'infernale Quinlan'.