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Venezia. 61.esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica  
Un programma fitto, tra toni di denuncia, voli di fantasia animata, contrasti forti      
di Stefano Carnazzi      

Già il film d'apertura, un film sull'emarginazione e sul dramma dell'immigrazione che ha aperto la 61° Mostra del Cinema di Venezia racconta con accenti lirico-poetici la vicenda di un "angelo" caduto nello squallore metropolitano, il misterioso e taciturno protagonista di Delivery, il film del greco Nikos Panayotopoulos, Pardo d'oro a Locarno nel 1978, nella periferia di un' Atene che non è quella delle Olimpiadi appena concluse ma somiglia ai ghetti di mille altre città. Ecco il primo film a mostrare una realtà piena di contrasti, con toni di forte contrasto.

A Venezia è andata anche in mostra l'ossessione per la sicurezza dell'America con un thriller fanta-politico di Johanatan Demme (regista de Il silenzio degli innocenti), il fuori concorso The Manchurian Candidate, caustica parabola, "raro caso di remake più folgorante dell'originale" - secondo Massimo Sebastiani -: il fanta-thriller politico riscrive la sceneggiatura del film di John Frankenheimer del 1962 (protagonista Frank Sinatra, titolo italiano 'Va' e uccidi)' trasferendo l'azione dal post Vietnam al dopo prima guerra del Golfo... Ma dal passato riemergono fantasmi (sottoforma di sogni, incubi e malesseri degli ex commilitoni ancora in vita e dello stesso Marco) che lasciano affiorare una verità molto diversa da quella ufficiale e complicano i piani dell'inerme Shaw (che qualche dubbio sulla democrazia Usa ce l'ha: "Non possiamo ripulire il mondo con le mani sporche"), della madre-strega e della Manchurian, spregiudicata multinazionale che finanzia con identica munificenza repubblicani e democratici".

Altro fuori concorso ad alto contrasto, Spike Lee, She hate me, film provocatorio, divertente, feroce, che intreccia due temi come la corruzione affaristica e la procreazione nelle coppie omosessuali. Un film che parte denunciando i maneggi di un'azienda farmaceutica per imporre sul mercato il nuovo vaccino contro l'Aids, e che si snoda sulla vicenda di un uomo, Jack, (Mackie), il vicepresidente, che non ci sta e viene cacciato e perseguitato. Allo stremo, accetta dalla ex fidanzata - rivelatasi omosessuale - di prestarsi all'affitto del proprio sesso alle donne che vogliono fare figli restando senza compagnia maschile... Per di più, una delle "affittuarie" è la figlia (Bellucci) di un boss italo-americano (gustosa la parodia di Turturro).

Dopo il Mercante di Venezia, altro grande film in costume, a Venezia va in scena un'altra storia di contrasti, il "kolossal" della regista indiana Mira Nair, Vanity Fair; Nair porta sullo schermo il romanzo del 1847 dello scrittore inglese William Makepeace (nato in India). E' la storia di Becky Sharp, orfana che cerca l'inserimento nella società: è vista come un esempio di femminismo ante litteram.

Il volo nella fantasia è quello di Hayao Miyazaki, il poeta dell'animazione, padre di capolavori come La principessa Mononoke e La città incantata. Il castello errante di Howl, trasferisce in disegni il romanzo di Diana Wynne Jones, con la grande capacità visionaria verso l'interiore. Si rivela ai nostri occhi, attraverso la storia della diciottenne Sophie, un mondo coerente quanto irreale, frutto di magie e trasformazioni meravigliose.

Sul versante italiano, da segnalare la contrastante accoglienza per Ovunque Sei di Michele Placido, fischiato dalla critica e dalla stampa ma piaciuto al pubblico, e la musica di Guido Chiesa, Lavorare con lentezza, ambientato in quel '77 quando Radio Alice viene chiusa "in diretta". "Il film - scrive Alberto Crespi - diventa l'affresco di tutte le pulsioni sociali, a tutti i livelli di classe, dalle quali Radio Alice è stata creata, provocata, partorita. Chiesa, aiutato in fase di sceneggiatura dal 'collettivo di scrittura' dei Wu Ming, le va a rintracciare anche in suggestioni culturali inaspettate: ad esempio, raccontando la nascita della radio come se fosse una comica del muto, a metà fra Méliès e Mack Sennett (splendida, in questa parentesi in bianco e nero così come nelle parti a colori, la fotografia di Gherardo Gossi); o affidando la chiusa, quando ormai la radio è sgomberata, al carabiniere che è stato - senza volerlo - il suo ascoltatore più assiduo. Rimasto solo, il milite impugna il microfono e lancia nell'etere un appello: anche i carabinieri devono lavorare meno! E in ultima analisi Lavorare con lentezza è proprio un apologo sul non-lavoro, sull'ozio esistenziale predicato anche dai marxisti, sulla necessità e la giustezza del "riappropriarsi del tempo". Infatti alcuni momenti emozionalmente alti di Lavorare con lentezza sono legati alle voci di Tim Buckley e di Patti Smith non solo perché Guido è stato (ed è ancora) un critico e un intenditore di musica rock, ma anche perché raccontando Radio Alice e il movimento del '77 non si può prescindere dal rock".

Cinema "Oltre il Cinema" di scena nei comuni della provincia di Como
Una rassegna di Cinema per "Andare oltre". Per guardare anche alla Società, a quello che ci circonda, con occhio attento e critico. Questo lo scopo della rassegna "oltre lo sguardo". Dal 9 ottobre 2004 al 28 maggio 2005, in diversi comuni del comasco, saranno proiettati film di qualità, uniti ad interventi di rappresentanti del mondo del Sociale i quali, prendendo spunto dal film, tratteranno tematiche spesso ignorate, ma degne di essere conosciute e valorizzate. Tessera dalla cifra simbolica, che dà diritto a tutte le proiezioni. Info: Coordinamento Comasco per la pace - www.comopace.org ; [email protected] Oltre lo sguardo - www.ecoinformazioni.rcl.it ; [email protected]
Addio Janet Leigh
"Sì, dopo aver girato Psycho non fece mai più la doccia. No, l’acqua non era fredda, Hitchcock si premurò perché la doccia gettasse acqua calda per tutti i 7 giorni di riprese necessari per la scena... Sì, lei era nuda sotto la doccia, ma in nessuna inquadratura, per quanto brevissima, si vedono i capezzoli: problemi di censura, in quel lontano 1960. Bisogna partire da lì, da quella scena - una delle tre o quattro più famose della storia del cinema - per raccontare la vita di Janet Leigh, morta ieri all’età di 77 anni". È morta "serenamente, a casa sua" l'attrice americana Janet Leigh. La notizia è stata data dal portavoce della figlia: Jamie Lee Curtis è stata al capezzale della madre insieme all'altra figlia, Kekky, e a Robert Brandt, secondo marito di Janet Leigh. Dal 1951 al '62 l'attrice era stata moglie di Tony Curtis. Tra i molti film interpretati, 'Safari', 'L'infernale Quinlan'.