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Sul grande schermo di LifeGate.
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"Filmmaker" Festival |
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Si è svolto, a Milano, dal 26 novembre al 2 dicembre 2003, il Festival internazionale "Filmmaker". Molte le proposte, quasi tutte improntate a uno stile documentaristico.
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Cinema alternativo, spesso girato senza particolari mezzi, ma con molte idee e, soprattutto, molta voglia di fare. Lavori di qualità che dimostrano come, al di là delle grandi passerelle, esiste un altro Cinema, che ha un grande valore.
di Sergio Ragaini
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Quando pensiamo al Cinema, pensiamo alle luci sfavillanti di passerelle meravigliose, a set incredibili, ad attori ricchi e famosi, a produttori che investono miliardi per film in cui tutto deve essere perfetto, eclatante, deve colpire.
Ma c'è un altro Cinema. Un Cinema più dietro le quinte. Un Cinema fatto di passione, di voglia di costruire e di dire qualcosa. Questi autori non hanno passerelle luminose, non hanno grandi set. I loro set sono gli ambienti in cui vivono, i loro attori le persone con cui si trovano costantemente a contatto. Per i loro film, di certo, la gente non fa la fila ai botteghini, anzi: le possibilità di mostrarli sono davvero poche, come pochi o nulli i guardagni (anzi, sovente solo spese).
Il festival di Filmmaker è uno di quei, non frequentissimi, momenti, in cui questo "altro Cinema" può essere visto. Un Cinema che, di certo, può essere considerato povero, girato con tanto entusiasmo, con tanta passione, ma sovente con pochi mezzi. Dove il tutto è affidato alla passione, alla voglia di dire che si esiste, che si ha il diritto di comunicare qualcosa, che la naturalità, il vivere, è spesso meglio del puro recitare.
Lo stile della maggior parte dei lavori visti lo testimonia. Infatti, prevaleva nei film il documentario. Uno stile dove, al raccontare storie, si predilige il mostrare le situazioni nella loro realtà. Dove, all'artificiosità, comunque all'invenzione, alla finzione, si predilige la verità, e le storie sono storie di vita vissuta, raccontate dai loro stessi protagonisti.
Nella maggior parte dei casi erano le immagini stesse a parlare. Immagini sempre dirette, senza veli. Immagini penetranti, che descrivevano, luoghi, situazioni, personaggi, realtà magari nascoste. In tal caso, la meraviglia del Cinema permetteva di portarle alla luce, in modo che tutti ne potessimo fruire, e potessimo porci delle domande.
Il Paesaggio, l'ambiente, aveva ovviamente una predominanza notevole in quello che veniva mostrato. Ma ambiente è anche ambiente umano, quell'ambiente, molto più complesso, che è dentro di noi, dentro ogni uomo, e che poi è così legato e funzionale all'ambiente che ci circonda, e lo può modificare e plasmare. Il "paesaggio umano" è stato protagonista, nel voler mostrare realtà ignote, sconosciute, nel voler, in particolare, indagare su situazioni che potrebbero essere trattate in modo superficiale, permettendo invece, qui, di andare in profondità. Ecco che, quindi, al mostrare periferie degradate (in particolare, in tal senso, Milano è stata protagonista), si aggiungevano interviste, commenti dal vivo, storie di persone vere. Non, sovente, come dicevo, per dare un giudizio formale, ma per permetterci di farci un'idea, di sapere che anche queste realtà esistono, e con esse, prima o poi, dovremo confrontarci.
Non solo il presente, comunque, ma la storia e la memoria ha avuto una parte importante nella narrazione, attraverso visione di filmati di epoche passate, di momenti che il tempo ha cancellato ma che il Cinema, con la sua capacità di fissare degli attimi e delle sensazioni, può riportare in vita. Per permetterci di meglio capire il nostro tempo.
Da notare, anche, l'internazionalità della proposta. Per mostrare realtà anche lontane da quella in cui viviamo, ma così strettamente collegate a noi. Naturalmente i film venivano proposti in lingua originale con i sottotitoli. Qui, almeno, il doppiaggio non è arrivato a modificare, a snaturare la realtà descrittiva. Chi poi era avvezzo alle lingue poteva apprezzare anche la naturalità della parlata, compresa quella dialettale (per esempio nel tedesco parlato in Austria o in Svizzera) che con una traduzione simultanea si sarebbe completamente perso, e che così poteva donare a noi tutta l'esplosione positiva di un vero realismo.
Emerge anche, e non ci si potrebbe aspettare altrimenti, una notevole ricerca nell'immagine, attraverso inquadrature da angolature inaspettate, per mostrare le cose da più punti di vista. In alcuni lavori, infatti, il cosiddetto "punti di vista" ha avuto un'importanza fondamentale.
Da citarsi anche come la stragrande maggioranza (direi al quasi totalità) dei lavori proposti erano girati in video. Un'apertura verso il futuro, verso un mezzo più versatile ed economico. Un mezzo più alla portata di tutti, che permette di fare Cinema senza ardue preparazioni di costosi set, o meglio invoglia a farlo, grazie all'uso di mezzi più versatili.
Per informazioni:
Filmmaker – Via Aosta 2/C ; 20155 Milano
Tel. 02.3313411 – Fax: 02.341193
sito web: www.filmmakerfest.org
Altri siti:
Altro Cinema: www.altrocinema.it
Archivio del Movimento Operaio: www.aamod.it
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Cinema "Oltre il Cinema" di scena nei comuni della provincia di Como
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Una rassegna di Cinema per "Andare oltre". Per guardare anche alla Società, a quello che ci circonda, con occhio attento e critico. Questo lo scopo della rassegna "oltre lo sguardo". Dal 9 ottobre 2004 al 28 maggio 2005, in diversi comuni del comasco, saranno proiettati film di qualità, uniti ad interventi di rappresentanti del mondo del Sociale i quali, prendendo spunto dal film, tratteranno tematiche spesso ignorate, ma degne di essere conosciute e valorizzate. Tessera dalla cifra simbolica, che dà diritto a tutte le proiezioni.
Info:
Coordinamento Comasco per la pace - www.comopace.org ; [email protected]
Oltre lo sguardo - www.ecoinformazioni.rcl.it ; [email protected]
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Addio Janet Leigh
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"Sì, dopo aver girato Psycho non fece mai più la doccia. No, l’acqua non era fredda, Hitchcock si premurò perché la doccia gettasse acqua calda per tutti i 7 giorni di riprese necessari per la scena... Sì, lei era nuda sotto la doccia, ma in nessuna inquadratura, per quanto brevissima, si vedono i capezzoli: problemi di censura, in quel lontano 1960.
Bisogna partire da lì, da quella scena - una delle tre o quattro più famose della storia del cinema - per raccontare la vita di Janet Leigh, morta ieri all’età di 77 anni".
È morta "serenamente, a casa sua" l'attrice americana Janet Leigh. La notizia è stata data dal portavoce della figlia: Jamie Lee Curtis è stata al capezzale della madre insieme all'altra figlia, Kekky, e a Robert Brandt, secondo marito di Janet Leigh. Dal 1951 al '62 l'attrice era stata moglie di Tony Curtis. Tra i molti film interpretati, 'Safari', 'L'infernale Quinlan'. |
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