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Sul grande schermo di LifeGate.
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Action! Against Child Labour. Un festival contro il lavoro minorile... |
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Parte il 15 aprile, in occasione dell'anniversario della morte di Iqbal, bambino pakistano assassinato per la sua attività sindacale. Col lancio della campagna "Action!" a Milano presso Anteo Cinema, Osama e City of God a ingresso gratuito. |
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Dal 15 aprile a Milano presso Anteo Cinema, poi in tutta Italia
di Ombretta Diaferia
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Proviamo, per entrare nel problema dei piccoli di tutto il mondo costretti a lavorare, a ricoprire le parti dei bambini protagonisti delle pellicole sul "tema", come in un gioco di società. Per vivere sulla nostra pelle la condizione d'indigenza alla base dello sfruttamento minorile. Per rappresentarci naturalmente l'agghiacciante emergenza del child labour, priva di qualsiasi forma di rispetto.
Immaginiamo, quindi, di essere la dodicenne afghana di Siddiq Barmak, cresciuta tra guerre, povertà ed orfana di padre.
Maria è l'unica risorsa economica di una famiglia al femminile. L'iniziale documentaristica manifestazione dei burqa fende i nostri sensi per mostrare le ragioni di una nonna e di una madre, a cui il conflitto ha sottratto le figure maschili. La scelta di travestire la protagonista in "Osama" è volta a procacciare lavoro e pane per la sopravvivenza, anche se la trasforma in oggetto di sfruttamento. Ma quando viene rapita come tutti i bambini del quartiere e condotta alla scuola militare dove vengono formati i talebani, affondiamo nelle ragioni e nell'essenza di un paese, dove l'unica forma di libertà per la bimba scoperta è quella di divenire la sposa del vecchio direttore della scuola. Vestendo anche lei il burqa, come le altre consorti. Barmak usa la sua ars come un regista consumato e trasforma lo spettatore nello straniero che scopre cause (povertà, guerra, condizionamenti internazionali e limitata coscienza della popolazione) e condizioni (sfruttamento del minore non solo lavorativo, ma anche educativo. Alla guerra.). E sogna possibili soluzioni: la diffusione di una cultura del rispetto. Che non passa per la repressione di culture diverse da noi.
Vestiamo ora la condizione del minore pakistano di Winterbottom, primogenito di una numerosa famiglia povera di un villaggio sperduto.
Cose di questo mondo (Orso d'Oro alla Berlinale 2003) registra le ragioni dell'indigenza che portano un padre ad investire tutto sul viaggio della speranza del figliolo verso l'Occidente. L'importazione illegale del minore a Londra, battendo l'antica Via della Seta, è vista spesso dalla handicam, proprio nei momenti di identificazione e difficoltà. In Iran, Turchia, Grecia, Italia, Francia, Inghilterra Jamal saggia il concetto di sfruttamento lavorativo ed umano, e noi con lui, passando da una nave ad un camion, da un auto ad un container, dove la morte sembra il minore dei mali di una mercificazione internazionale.
In questo ruolo capiamo perché le famiglie vendono i figli.
Caliamoci nella realtà infantile delle favelas brasiliane: ora siamo il niño de rua di Meirelles. Buscapé, il protagonista di City of God (2002), racconta la sua vita nella favela e l'inesorabile destino di morte e di violenza che incombe su tutti i ragazzi, che non arrivano ai vent'anni, passano da una dipendenza all'altra, vengono sfruttati per i traffici più adulti e giocano alla vita per sopravvivere. Una fotografia indelebile della forza necessaria per sopportare esperienze estreme e scegliere un percorso costruttivo. Ma quanti ce la fanno da soli come Buscapè?
Siamo ora nel nostro mondo "sviluppato": il sedicenne scozzese di Ken Loach. Il grande maestro torna in un sobborgo, quello Greenock di Glasgow con Sweet Sixteen: Liam cresce tra i giovani della low class che vendono sigarette di contrabbando dall'età di sette anni ed i cui padri, rimasti senza lavoro dopo la chiusura dei cantieri navali, ingrossano le fila degli spacciatori e dei morti per overdose. L'amarezza ci ricorda che la nostra società esalta la retorica della fatica per stimolare la volontà di far carriera: l'essere umano, di ogni età, insegue sogni di benessere allontanandosi dal rispetto per se stesso. Quindi, non conosce quello per l'altro.
Supponiamo, infine, di crescere tra profughi afghani e concludiamo il nostro gioco interpretando il ruolo della piccola pakistana di Majid Majidi. Sotto il suo sguardo immaginiamo un mondo diverso ed una soluzione possibile: il rispetto. Baran registra la condizione dei minori afgani in Iran, dove si ripara come profughi e si vive da clandestini, imboscati nel lavoro nero. La visione religiosa ed i delicati rapporti umani svelano un'altro travestimento. Proprio come Osama, è una bambina che sostenere la famiglia. Ma a differenza di Barmak, Majidi rappresenta la sopravvivenza in un contesto di amara vita lasciandoci immaginare un happy end. Sotto il burqa di Rahmat. Il simbolo di una cultura, che chiede rispetto. E continua a ricevere repressione.
Le ingiustizie che offendono Enzo, Osama, Jamal, Buscapé, Liam e Rahmat sono l'oggetto del lavoro quotidiano di Manitese, che dal 1964 si occupa di sfruttamento del lavoro infantile, denutrizione e difesa dei diritti umani.
Il suo concreto intervento, sostenuto dai privati e dai finanziamenti pubblici dell'Unione Europea, del Ministero degli Affari Esteri e degli Enti Locali, persegue l'obiettivo dell'autosufficienza e dell'autodeterminazione delle comunità che beneficiano dei 2000 progetti realizzati fino ad oggi. Dimostrando che lo sviluppo dei paesi poveri, se sostenuto, è possibile.
Proprio in questi giorni Manitese sta conducendo una campagna sullo sfruttamento del lavoro minorile: coordinatore europeo della Global March against Child Labour, in collaborazione con i sindacati italiani, alla prima conferenza internazionale "Children's World Congress on Child Labour" (10-12 maggio 2004 - Firenze) trasformerà i bambini-lavoratori di tutto il mondo nei principali protagonisti, decision-makers, relatori e beneficiari del progetto a loro dedicato.
L'obiettivo è mostrare all'opinione pubblica che i problemi dei paesi più poveri derivano da politiche nazionali e internazionali che mirano al profitto di pochi.
"Action! Against Child Labour." è una rassegna itinerante che porta in giro per l'Italia film che rappresentano cause, condizioni e possibili soluzioni allo sfruttamento del lavoro minorile.
Il percorso parte il 15 aprile, in occasione dell'anniversario della morte di Iqbal, il bambino pakistano assassinato per la sua attività sindacale. L'inaugurazione lancerà il messaggio iniziale della campagna "Action!" a Milano presso Anteo Cinema proponendo Osama e City of God ad ingresso gratuito. La circuitazione continuerà fino al Congresso di Firenze nelle principali città italiane, Napoli, Catania e Bari, con Cose di questo mondo, Baran, Sweet Sixteen, per chiudere (7-9 maggio) ancora con lo sguardo di Osama presso il Cineclub Filmstudio '90 di Varese.
[email protected]
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Cinema "Oltre il Cinema" di scena nei comuni della provincia di Como
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Una rassegna di Cinema per "Andare oltre". Per guardare anche alla Società, a quello che ci circonda, con occhio attento e critico. Questo lo scopo della rassegna "oltre lo sguardo". Dal 9 ottobre 2004 al 28 maggio 2005, in diversi comuni del comasco, saranno proiettati film di qualità, uniti ad interventi di rappresentanti del mondo del Sociale i quali, prendendo spunto dal film, tratteranno tematiche spesso ignorate, ma degne di essere conosciute e valorizzate. Tessera dalla cifra simbolica, che dà diritto a tutte le proiezioni.
Info:
Coordinamento Comasco per la pace - www.comopace.org ; [email protected]
Oltre lo sguardo - www.ecoinformazioni.rcl.it ; [email protected]
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Addio Janet Leigh
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"Sì, dopo aver girato Psycho non fece mai più la doccia. No, l’acqua non era fredda, Hitchcock si premurò perché la doccia gettasse acqua calda per tutti i 7 giorni di riprese necessari per la scena... Sì, lei era nuda sotto la doccia, ma in nessuna inquadratura, per quanto brevissima, si vedono i capezzoli: problemi di censura, in quel lontano 1960.
Bisogna partire da lì, da quella scena - una delle tre o quattro più famose della storia del cinema - per raccontare la vita di Janet Leigh, morta ieri all’età di 77 anni".
È morta "serenamente, a casa sua" l'attrice americana Janet Leigh. La notizia è stata data dal portavoce della figlia: Jamie Lee Curtis è stata al capezzale della madre insieme all'altra figlia, Kekky, e a Robert Brandt, secondo marito di Janet Leigh. Dal 1951 al '62 l'attrice era stata moglie di Tony Curtis. Tra i molti film interpretati, 'Safari', 'L'infernale Quinlan'. |
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