 |
|
Sul grande schermo di LifeGate.
|
|
 |
 |
 |
 |
|
|
 |
 |
|
|
|
 |
 |
 |
Novara Cine Festival |
|
 |
|
Un inizio che promette un ottimo futuro
|
|
|
|
Novara, 31 marzo - 3 aprile 2004
di Sergio Ragaini
|
|
|
|
|
Il Novara Cine Festival si presenta alla sua prima edizione con un programma interessante e piuttosto innovativo: cortometraggi e documentari. Una scelta di certo ardita e particolare, come tutto ciò che si discosta dai binari dell'usuale. Scelta pienamente ripagata, dall'interesse che quanto proposto ha saputo suscitare in chi ha saputo vedere e capire. Un grazie ed una augurio entrambi meritatissimi.
Cominciare, spesso non è facile. Può non essere semplice dire qualcosa di nuovo ed originale tra i numerosi festival che sempre più si trovano in giro per l'Italia.
Il Novara Cine Festival si è presentato al suo esordio con un programma direi piuttosto ambizioso. La parte "centrale" della rassegna è infatti stata dedicata ai corti. Un genere che può non riscontrare direttamente gli interessi del pubblico, forse poco abituato a questa forma di espressione.
Una scommessa comunque, a mio parere, del tutto legittima: credo infatti che proporre qualcosa di particolare sia il compito di un Festival. Andare su terreni battuti può essere più semplice, ma proporre qualcosa di originale e non abituale rende di certo il Cinema qualcosa di speciale.
E il Festival risulta pienamente riuscito, in tutti i sensi. Di certo buono l'impatto culturale, e anche l'afflusso del pubblico. Quella Novara, a detta degli organizzatori che, solitamente "un po' sonnolenta", soprattutto abbastanza (sempre parole loro) conservatrice e difficile a carburare nelle novità dimostra invece di gradire i programmi presentati, e riempie sostanzialmente le sale delle manifestazioni, dimostrandosi anche generalmente interessata e partecipe alle proiezioni.
"Scenari Orizzontali": questo il tema conduttore del festival. Quegli scenari di pianura che, da "Riso Amaro" a "La Risaia" a "Novecento" hanno reso grande il Cinema. Quello sguardo verso l'orizzonte che significa anche pulizia filmica, bellezza, apertura, voglia di spazi, quasi in contrasto con la "verticalità" del paesaggio urbano, in cui lo sguardo è costantemente chiuso.
Agli "scenari orizzontali" (tema di un convegno che il Festival ha organizzato al suo terzo giorno) è stata dedicata una buona parte del festival. Un ritorno al "classico", ad inquadrature pulite e precise, forse senza artifici. Ma di certo riviste in un nuovo modo. Una visione diversa di un qualcosa di già utilizzato, ma osservato e visto in modo differente.
Dicevo che il cortometraggio ha avuto una parte molto importante nella rassegna. Infatti, la stragrande maggioranza di lavori proposti era costituita da diversi gruppi di cortometraggi. Il gruppo principale era quello dedicato, appunto, agli "scenari orizzontali", che fossero pianura, mare, colline: ma sguardo all'orizzonte, magari in messo in contrapposizione con sguardi chiusi, o anche, talvolta, una ricerca di orizzontalità relativa a cose più quotidiane e meno, se vogliamo, poetiche (pensiamo, ad esempio, all'orizzontalità in una fila di auto che sembra essere un fiume interminabile!).
Spazio, ovviamente, anche ad altri lavori, di autori già più noti e di "metraggio" più lungo. Ampio spazio è stato dedicato al Documentario. Anche qui qualcosa di ardito: infatti, in Italia il Film Documentario non ha né pubblico né mercato. Poteva stupire, infatti, vedere un documentario sulla vita delle mondine di produzione Elvetico - Belga - Finlandese. Il pubblico italiano (e forse la cultura italiana) è un po' "restia" a questo genere. Chi ha voluto produrre film documentari, infatti, ha dovuto rivolgersi altrove (trovando spesso disponibilità e apertura). Il festival ha voluto riproporre questo genere, raccontando la pianura e le sue abitudini, in documentari sovente di grande realismo, proprio nel non proporre niente di più che cose semplici, tradizioni magari scomparse, ma che è bello rivedere sulla scena, potendole gustare di nuovo, facendole riaffiorare dal passato.
Anche il Cinema di qualità ha trovato spazio. Cinema ambientato in pianura, per la maggior parte dei casi. Cinema del passato ma anche del presente. In tal senso è da vedere la proiezione del nuovissimo "Agata e la tempesta" di Silvio Soldini, con la sua ironia densa però di significato.
Naturalmente, non vi era solo pianura. Vi erano anche lavori dal linguaggio sperimentale, anche molto ardito, in cui si rompeva con i canoni della tradizione, per proporre nuovi stili. Diversi lavori degli altri gruppi (Gruppo B, Gruppo Lab e Gruppo Panorama, questi ultimi i gruppi cosiddetti "minori") erano in quest'ottica. Con qualche riferimento anche al mondo della "fiction" e all'Ambiente.
Tutto quanto visto è stato, sostanzialmente, di buon livello. In alcuni casi anche di ottimo. Di certo tutti hanno utilizzato il mezzo filmico per esprimere qualcosa, che fosse disagio, desiderio o sconforto, il Cinema in questo riesce molto bene, ed in alcuni lavori la capacità di comunicare è stata davvero notevole.
La manifestazione si è svolta in un ambiente piacevolmente informale, ed anche i momenti più "formali" (quali la serata finale di premiazione) si sono svolti all'insegna della comunicazione e della simpatia. La riduzione delle distanze tra autori e pubblico è stato un altro elemento interessante: infatti, spesso, al termine di una proiezione (o di un gruppo di proiezioni) era presente qualche autore, che discuteva con piacere con i presenti, rispondendo volentieri alle loro domande.
Quindi credo proprio che si possa dichiarare, senza dubbio, la riuscita di questa manifestazione. E la cosa dimostra che, anche se può apparire facile battere terreni usuali e già battuti, il percorrere terreni meno battuti (quali quelli del corto e del documentario) è positivo. Sinceramente, lo scrive una persona che, come me, non ha mai amato le cose troppo "scontate" ed ha preferito, anche a rischio, percorrere qualcosa di innovativo e particolare. Il Festival ha dimostrato che questo modo di lavorare paga, come qualità e come interesse.
Grazie quindi a Mario Tosi, Presidente del Festival, a Maria Cristina Ferrari, dell'Ufficio Stampa ed a tutti coloro che hanno saputo proporre Cinema di qualità in un ambiente positivo.
Un augurio, quindi, per una luminosa seconda edizione del Festival.
Info: www.novaracinefestival.com
|
|
|
|
 |
Cinema "Oltre il Cinema" di scena nei comuni della provincia di Como
|
Una rassegna di Cinema per "Andare oltre". Per guardare anche alla Società, a quello che ci circonda, con occhio attento e critico. Questo lo scopo della rassegna "oltre lo sguardo". Dal 9 ottobre 2004 al 28 maggio 2005, in diversi comuni del comasco, saranno proiettati film di qualità, uniti ad interventi di rappresentanti del mondo del Sociale i quali, prendendo spunto dal film, tratteranno tematiche spesso ignorate, ma degne di essere conosciute e valorizzate. Tessera dalla cifra simbolica, che dà diritto a tutte le proiezioni.
Info:
Coordinamento Comasco per la pace - www.comopace.org ; [email protected]
Oltre lo sguardo - www.ecoinformazioni.rcl.it ; [email protected]
|
Addio Janet Leigh
|
"Sì, dopo aver girato Psycho non fece mai più la doccia. No, l’acqua non era fredda, Hitchcock si premurò perché la doccia gettasse acqua calda per tutti i 7 giorni di riprese necessari per la scena... Sì, lei era nuda sotto la doccia, ma in nessuna inquadratura, per quanto brevissima, si vedono i capezzoli: problemi di censura, in quel lontano 1960.
Bisogna partire da lì, da quella scena - una delle tre o quattro più famose della storia del cinema - per raccontare la vita di Janet Leigh, morta ieri all’età di 77 anni".
È morta "serenamente, a casa sua" l'attrice americana Janet Leigh. La notizia è stata data dal portavoce della figlia: Jamie Lee Curtis è stata al capezzale della madre insieme all'altra figlia, Kekky, e a Robert Brandt, secondo marito di Janet Leigh. Dal 1951 al '62 l'attrice era stata moglie di Tony Curtis. Tra i molti film interpretati, 'Safari', 'L'infernale Quinlan'. |
|
|
|
|