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Festival Blue Soviet  
Cinema Post Apocalittico. Il festival svoltosi a Mendrisio dal 16 al 18 dicembre è stato davvero interessante, soprattutto per la sua prospettiva ambientalista, legata ai rischi dello sfruttamento del territorio.      
Prova sottotitolo
di Sergio Ragaini
     

Il nome può evocare suggestioni di certo non piacevoli, o anche del tutto sgradevoli. Ma, chi ha seguito il festival, ha potuto capire sino in fondo le conseguenze di quanto l'uomo può fare operando in modo inconsapevole o, purtroppo, consapevolmente lesivo, sull'Ambiente. Finché, giunti ad un punto di rottura, l'ambiente reagisce, equilibrando come meglio può fare, e solitamente in modo drastico e definitivo. La Natura, infatti, è in grado, quando negativamente sollecitata, di giungere sì ad un equilibrio, ma non sempre le sue azioni possono essere tollerate dall'uomo, ed essere compatibili con la propria sopravvivenza. Il festival è stato organizzato dall'Accademia di Architettura dell'Università di Mendrisio (Svizzera), la quale è stata anche la sede delle proiezioni, ed ha avuto come protagonisti "filmici" film, documentari, cortometraggi provenienti dall'ex Unione Sovietica. Lavori che in passato erano poco reperibili, nascosti sotto e da un regime, ed successivamente giudicati poco interessanti per essere diffusi, forse come appartenenti ad un passato che non vuole essere ripercorso e, forse, nemmeno ricordato.

In questa rassegna, questi filmati sono stati riscoperti, quasi riesumati dalle ceneri della dimenticanza a cui sarebbero stati costretti, e mostrati.

L'intento, visto il luogo in cui la rassegna si teneva, era quello di far riflettere su tematiche, mai come oggi attuali, quali quelle dell'Energia Nucleare e delle risorse energetiche. Scopo dichiarato, anche quello di preparare persone in grado di interagire con l'ambiente ed il territorio in modo positivo, integrandosi con esso piuttosto che forzarlo, rispettando ed inserendosi nei suoi equilibri piuttosto che spezzarli. Le conseguenze di queste "rotture di equilibri" sono state mostrate in modo molto chiaro e diretto.

L'idea organizzativa è maturata grazie ad uno stage in Bielorussia di alcuni studenti dell'Accademia, e ad una loro proposta fatta al coso di Teoria e storia delle forme cinematografiche. Negli intenti, il Festival ha voluto costituire un esperimento di documentazione cinematografica, messo poi a disposizione dei futuri architetti.

La rassegna, come già accennavo prima, ha unito documentari propagandistici, cronache, testimonianze e fiction. Da una parte, quindi, la propaganda, spesso portata ad enfatizzare solo alcuni aspetti della realtà, trascurandone altri (ma, in fondo, tutte le propagande fanno questo!), e dall'altra le immagini più realistiche di situazioni sovente al limite del reale. A cui si sono uniti film frutto di fantasia, ma in grado di presentare scenari possibili, situazioni che potrebbero verificarsi qualora la follia dell'Essere Umano andasse oltre certi limiti necessari da imporre. Il tutto ha cercato di far vedere come situazioni apparentemente sotto controllo possano facilmente sfuggire di mano, laddove non si ascolti sino in fondo la voce della natura, ma si ascolti solo la nostra voce ed il nostro decidere per il suo benessere secondo le nostre prospettive personali. I filmati proposti sono stati ambientati principalmente in Bielorussia e in Kazakistan, oltre che in Ucraina. Il Kazakhstan, come è noto, è una delle repubbliche situata nell'estremo oriente dell'ex Unione Sovietica, un luogo le cui situazioni sono poco note, ma che questa rassegna ha rivelato e portato alla luce, sovente nella loro drammaticità. Immagini forti e di certo proiezioni fantastiche. Ma immagini che, purtroppo, sono solo la prosecuzione estrema di altre situazioni mostrate, ben più realisticamente, attraverso i documentari. Immagini che, se l'uomo non comincerà a considerare l'ambiente non come un territorio da sfruttare a suo piacimento, ma come una struttura vivente, viva e vitale, e come tale da rispettare, ascoltandone i suoi bisogni e le esigenze, sono realtà possibili, con le quali sarà ipotizzabile trovarsi a fare i conti. Irrealtà, quindi, ma anche monito a non permettere mai che situazioni di questo tipo possano divenire reali e tangibili.

Indubbiamente il festival ha messo in luce aspetti talvolta nascosti sul rapporto tra uomo ed ambiente, ed ha messo l'accento su situazioni che, indubbiamente, vanno tenute presente se si vuole condurre una vita positiva in rapporto con le risorse ambientali che ci sono necessarie alla sopravvivenza. Un modo diverso per relazionarsi con cose e situazioni, in una maggior armonia.

Grazie quindi ai promotori e ai curatori del festival: la Cattedra di Storia dell'Arte moderna, nell'ambito del Corso di Teoria e storia delle forme cinematografiche, tenuto dal Prof. Marco Müller, che ha agito in sinergia con l'Atelier di Diploma del Prof Arch. Aurelio Galfetti, e la cattedra di Ecologia Umana del Prof. Riccardo Petrella.
Un ringraziamento speciale ai curatori della rassegna: la Dottoressa Cecilia Liveriero Lavelli e la Dottoressa Aliona Shumakova, che hanno unito a grande competenza un'ottima capacità di comunicare con il pubblico.
Unico dato meno piacevole: un'affluenza di pubblico sovente non esaltante, e decisamente al di sotto di quello che una rassegna di questo valore, sia culturale che cinematografico (molti lavori presentati erano del tutto inediti ed invedibili al di fuori) avrebbe meritato.
Tutti i filmati proiettati sono acquisiti dall'Accademia di Architettura, costituendo così una valida documentazione per chi ne fosse interessato.
Link consigliati:
Università della Svizzera Italiana - Accademia di Architettura: http://www.arch.unisi.ch

Altri siti di Cinema indipendente in Svizzera:
Associazione Ticinese Produttori di Film e Audiovisivi: www.atpfa.ch Associazione Svizzera dei realizzatori e realizzatrici di Film: www.realisateurs.ch (sito in lingua tedesca e francese)


Cinema "Oltre il Cinema" di scena nei comuni della provincia di Como
Una rassegna di Cinema per "Andare oltre". Per guardare anche alla Società, a quello che ci circonda, con occhio attento e critico. Questo lo scopo della rassegna "oltre lo sguardo". Dal 9 ottobre 2004 al 28 maggio 2005, in diversi comuni del comasco, saranno proiettati film di qualità, uniti ad interventi di rappresentanti del mondo del Sociale i quali, prendendo spunto dal film, tratteranno tematiche spesso ignorate, ma degne di essere conosciute e valorizzate. Tessera dalla cifra simbolica, che dà diritto a tutte le proiezioni. Info: Coordinamento Comasco per la pace - www.comopace.org ; [email protected] Oltre lo sguardo - www.ecoinformazioni.rcl.it ; [email protected]
Addio Janet Leigh
"Sì, dopo aver girato Psycho non fece mai più la doccia. No, l’acqua non era fredda, Hitchcock si premurò perché la doccia gettasse acqua calda per tutti i 7 giorni di riprese necessari per la scena... Sì, lei era nuda sotto la doccia, ma in nessuna inquadratura, per quanto brevissima, si vedono i capezzoli: problemi di censura, in quel lontano 1960. Bisogna partire da lì, da quella scena - una delle tre o quattro più famose della storia del cinema - per raccontare la vita di Janet Leigh, morta ieri all’età di 77 anni". È morta "serenamente, a casa sua" l'attrice americana Janet Leigh. La notizia è stata data dal portavoce della figlia: Jamie Lee Curtis è stata al capezzale della madre insieme all'altra figlia, Kekky, e a Robert Brandt, secondo marito di Janet Leigh. Dal 1951 al '62 l'attrice era stata moglie di Tony Curtis. Tra i molti film interpretati, 'Safari', 'L'infernale Quinlan'.