Dialogo settimanale su teatro e danza.

ANNO 2024 NUMERO 29
Dal 25/03/2024
al 01/04/2024


Aggiornato il lunedì sera







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Sui diritti e sui doveri verso la critica teatrale  
Lettera aperta agli artisti italiani      
di Gian Maria Tosatti      

Cari artisti,
non si hanno tanti momenti in cui ci è data la parola davvero. Neppure a noi che per mestiere scriviamo. O a voi che parlate, disegnate, illuminate. Oggi io devo salutare. E la parola mi è data senza vincoli analitici, senza bisogno di correttezza. Al momento dei saluti uno può dire quel che vuole. E la mia cosa, per chiudere l’esperienza di LifeGate Teatro è la seguente: “Cari artisti, dovete difendere ciò in cui riconoscete un valore. Dovete aiutarlo ad imporsi. Dovete sostenerlo. Dovete prendervi parte”.

In questi due anni e mezzo, con tutte le difficoltà del caso ho portato avanti questa rivista in primo luogo perché essa rappresentava per gli artisti che più stimo, un punto di riferimento importante. Per loro prima che per me. (Ne trovate alcune testimonianze proprio in questo numero finale).

Il valore di LifeGate Teatro, lo si dica una volta per tutte, non è stato quello di “informare”, perché di fatto l’informazione da noi ha avuto sempre un ruolo secondario. Il valore di questa esperienza è stato quello di proporre concretamente un’alternativa, una “rifondazione” della critica teatrale italiana che moltissimi, come me, credono vecchia, inutile, mortavivente.
Vedete, il nostro settimanale on-line non ha avuto il potere di un grande quotidiano. Né la sua visibilità. Ma ad essa avete riconosciuto un valore irreperibile nei luoghi in cui si spera di avere una “buona recensione”.

Io faccio il critico da più di sei anni. E mi pare a questo punto di poter dire che voi, amici, alla critica non chiedete nulla. Vi accontentate. Vi lamentate. Giudicate. Ma non chiedete proprio nulla. Tollerate.

Voi amici, non ci date una mano a costruire. Non ce la date quando non cercate il confronto. Quando vi sta bene il protezionismo generazionale. Quando vi fa comodo avere la recensione di tizio o di caio a prescindere dalla stima che ne avete. Quando agite come se chi scrive fosse più importante di quello che scrive. Quando cedete e vi appoggiate al potere perverso di certa critica. Quando non ragionate su di noi. Quando la critica non vi interessa e va bene tutto. Quando non esigete da una lettura a livelli più profondi rispetto a quelli che competono un “pezzo di colore”. Quando non avete fiducia nello strumento di cui nel male, più che nel bene noi facciamo esercizio.

Ormai quello che si scrive su un articolo per voi è diventato quasi insignificante. Che siano analisi puntuali o pezzi senza né capo né coda. L’importante è essere usciti. Al massimo bisogna capire se a tizio o caio lo spettacolo è piaciuto per avere una buona rassegna stampa che vale due o tre ingaggi in più.

Cari artisti italiani, la critica è importantissima quando riporta una lettura, isola i valori, pone le domande, solleva le perplessità. Non potete lasciarla in mano al primo venuto. Dovete difenderla! Difenderla dai critici! Leggo i quotidiani. Il livello delle prime firme è infimo. Il livello delle seconde firme è agghiacciante. Quando parlo con voi mi dite lo stesso. E allora perché non pretendete di più? Perché continuate a parlar male alle spalle e non prendete posizioni chiare. Metteteci in croce per favore. Domandateci di più. Il risultato sarà che i critici, tutti, me compreso, scriveranno con maggiore attenzione. E molti smetteranno di scrivere nel momento in cui sarete in grado di dimostrare la loro palese scarsa competenza.

Cari artisti, LifeGate Teatro chiude per cause economiche. Io non ho niente più da chiedervi quindi per me. Ma quello che vi invito a fare è di appoggiare davvero quelle esperienze di valore che oggi in Italia sopravviveranno. Quei colleghi, pochissimi, che, coi loro pregi e difetti, hanno dimostrato di saper dare veramente corpo a qualcosa che val la pena essere chiamato “critica”. Se li sosterrete, se esigerete per loro gli arbitrati che gli competono e che oggi sono in mano a personaggi di bassissimo profilo (vedi la commissione prosa), allora il vantaggio sarà tutto vostro.

Oggi in Italia ci sono critici che si fanno cento, duecento, cinquecento chilometri per uno spettacolo. E altri critici che escono di casa solo se per le undici possono star di nuovo sotto le lenzuola. A questi ultimi chiedete voi per primi di rimanerci a letto. E che riposino in pace.

A noi, se permettete un augurio di resurrezione. E a voi l’impegno che resusciteremo presto.


Gian Maria Tosatti
LifeGate Teatro - direttore

L’ultimo numero di LifeGate Teatro
Pubblichiamo oggi, 30 marzo 2005 l’ultimo numero di LifeGate Teatro, settimanale di teatro e danza che per due anni e mezzo ha compiuto la sua attività editoriale all’interno del progetto LifeGate. Sono stati mesi importanti per noi. Abbiamo cercato di cambiare il modo di fare giornalismo teatrale. Di rifondare la critica italiana cercando di capire quale fosse il suo ruolo in questo presente storico. La nostra sfida non era riuscirci. Era provarci. E forse ci abbiamo provato piuttosto bene.
On-line rimarranno gli archivi di questi due anni. Il lettore “postumo” potrà trovarvi le tracce del nostro lavoro e certamente dei contributi utili alle sue ricerche sul teatro italiano contemporaneo.
Per il numero di chiusura avevamo chiesto ai nostri lettori di scrivere qualcosa su di noi. Alcuni lo hanno fatto. E pubblichiamo i loro piccoli, ma importanti, contributi nei due articoli intitolati Bon nuit. Altri, davvero molti, hanno preferito mandarci messaggi di carattere più strettamente personale, che scegliamo di non pubblicare. Ma li ringraziamo tutti. Quelli di cui riportiamo i commenti e quelli, troppi per poterli citare, di cui conserveremo gli appelli alla resistenza, che per noi sono stimolo di trasformazione. Per chiudere ci sembrava infine giusto puntare ancora una volta l’obiettivo su un problema centrale, quello che ha dato vita due anni e mezzo fa a questa rivista, ovvero la necessità di esigere di più dalla critica italiana. E un dovere degli artisti e noi ad essi ci rivolgiamo.
- Redazione Teatro -