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Joan Mirò, alchimista del segno    
Le splendide sale di Villa Olmo offrono un impatto visivo straordinario e al tempo stesso di estrema pulizia formale che consente di percepire la grandezza di tutta l'opera del maestro.      
di Tomaso Scotti   (24/03/2004)  

  La mostra, attraverso più di cento opere presenta l'attività degli ultimi anni di Mirò, quando l'artista al culmine del suo percorso creativo lascia Barcellona per trasferirsi definitivamente a Palma di Maiorca.
L'alchimista è pronto ora a trasformare, come vuole la leggenda, i metalli in oro, vale a dire la sostanza della materia in segno. E nelle sale è ben testimoniato il furore creativo degli ultimi anni di Mirò che passa attraverso l'utilizzo di numerose tecniche artistiche. Il fuoco accompagna l'alchimista nelle sue pratiche: il fuoco cuoce la terra e le dà luce e il colore della ceramica. Il fuoco fonde il metallo donandogli un corpo: ecco le sculture. Il fuoco creativo accompagna il braccio e la mano dell'artista dando finalmente libertà alla mente: dipinti, incisioni, arazzi e sobreteixim.
 

La pittura, la scultura, la grafica, la ceramica, i sobreteixim e gli arazzi divengono i luoghi dell'alchimia, cioè della magica trasformazione con la quale l'artista tende verso l'origine stessa delle cose. Dove non rappresenta né imita, ma, con la curiosità tipica dell'alchimista, indaga e sperimenta, si lancia verso l'ignoto nella materia dell'arte per aprire varchi all'immaginario.
   

  Il mondo immaginifico e allo stesso tempo reale (perché nelle opere riconosciamo, seppur spogliati della materia superflua, la luna, le stelle, gli alberi, gli animali, gli uomini) creato da Mirò, è ormai il nostro mondo, nel senso che quei segni e quei colori sono parte integrante del nostro modo di pensare per immagini. Il suo maggior merito consiste nella capacità di essere maestro del segno, di parlare un linguaggio che egli solo sa parlare ma che tutti comprendono.

 

Il contesto della neoclassica Villa Olmo, già di per sé luogo di inestimabile impatto simbolico, risponde a un disegno preciso: gli enormi arazzi esposti richiamano tutta l'impronta comasca legata alla filiera del tessile. Si tesse un rapporto diretto tra la poesia narrata da un segno libero, moderno, carico di energia, con le atmosfere di luoghi magici nel cuore dell'Europa.

La Mostra è realizzata in collaborazione con la famiglia e le fondazioni Mirò di Barcellona e Artigas di Gallifa, con il Museo della Ceramica e l'Istituto La Caixa di Barcellona, diretta e curata dai professori Luigi Fiorletta e Massimo Bignardi.

Informazioni
[email protected]
Tel. 031 252402 - Fax. 031 252049

Orario Martedì, mercoledì e giovedì ore 9.00 - 20.00 Venerdì, sabato e domenica ore 9.00 - 22.00
Lunedì chiuso
   

Gaetano Pesce. Il rumore del tempo
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