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A Bologna: La storia del corpo umano nell'arte |
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A Bologna è stato aperto in concomitanza con la fiera d'arte una mostra che percorre la rappresentazione del corpo umano dall'epoca del Neoclassicismo fino ai giorni nostri. |
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di Rita Imwinkelried |
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(02/02/2004) |
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Come i gusti musicali o letterari esprimono il sentire di un'epoca, così anche la percezione e raffigurazione del corpo è indice di una coscienza collettiva legata al momento in cui l’opera è nata: questo un'impressione che si riceve durante la visita della mostra che ospita dipinti, sculture, fotografie e documentazioni di performances, quest'ultime avvenute dal 1960 fino al 2002.
Proprio la performance, in questa mostra legata spesso alla body art, rivela una percezione del corpo particolarmente vicina all'andamento della società. Così Vanessa Beecroft, artista italiana molto contesa a livello internazionale, con le sue modelle, dall'aspetto statico, corrispondente agli più attuali canoni di bellezza, rappresenta la mercificazione e spersonalizzazione del corpo femminile nei mass media. Negli anni Settanta invece alcune artiste, come Valie Export e Ana Mendieta, usavano il proprio corpo per affermare l'identità femminile all'interno di una società caratterizzato prevalentemente dal mondo maschile. Carolee Schneeman è ripresa in una performance completamente nuda sospesa a delle corde nell’atto di effettuare scarabocchi su enormi fogli di carta attaccati alla parete, utilizzando così il suo stesso corpo come pennello. “Ho avuto il coraggio di mostrare il corpo come fonte di energia emotiva”, ha detto.
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Nella pittura il collegamento con l'attualità è meno evidente perchè prevale una visione introspettiva, legata, a secondo dell'epoca, più a canoni di estetica, a stati d’animo o al rapporto tra corpo e mente. Le figure femminili della pittura e scultura neoclassica sono lontanissime dal mondo di un’artista come Carolee Schneeman: a questi corpi levigati manca qualsiasi senso di vitalità, emotività o forza espressiva, sono volutamente artificiali, creati per riproporre concetti di bellezza e armonia ispirati all’arte degli antichi Greci e Romani. Gli artisti del Neoclassicismo cercavano di rappresentare la bellezza eterna e il senso della proporzione curando con particolare attenzione anche la tecnica. La lavorazione del marmo nelle figure di Antonio Canova è unica, e pittori come Ingres sapevano trasformare il colore a olio in splendide similazioni di pelle. Sono opere mentali create da artisti legati a concetti estetici e storici-letterari.
Tutt’altro gli artisti dell’espressionismo tedesco che attribuivano al corpo dei loro uomini e delle loro donne la drammaticità che si viveva nell’epoca vicina alla prima guerra mondiale. La crescente presa di coscienza del corpo, la sua percezione sensoriale e psichica è sicuramente legato alla psicanalisi, alle teorie di Sigmund Freud e dei suoi seguaci, allora molto attuali. Nello stesso tempo il distacco da tecniche pittoriche tradizionali aiutavano a superare le convenzioni di una società per la quale l’accettazione o l’ostentazione della corporeità era decisamente un tabù.
Alcune opere di artisti americani esprimono bene il corpo come merce anonima, come il tavolino di vetro di Allen Jones, sostenuto da 3 (4) donne inginocchiate vestite in guepierre e stivali laccati.
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Molto spazio è riservato alla fotografia. Lo sviluppo storico-artistico del nudo nella foto è fin dall’inizio legato all’erotismo, etero- e omosessuale. Paesaggi, passi di danza, imitazioni di pose teatrali e artistiche fungevano a lungo da “copertura”. Con la foto glamour fa apparizione anche il corpo commercializzato, senza l’aura di intimità che rendevano misteriosi i nudi maschili e femminili che sembravano rispresi di nascosto. Ma appare anche il corpo invecchiato, segnato dal tempo, qualche volta dalla malattia.
Visitando tutta la mostra con le sue 400 opere, ci si rende conto di come la presa di coscienza
riguardo il corpo sta crescendo incessantemente e si arrichisce di sempre nuove sfumature.
Galleria d'Arte Moderna, Piazza Costituzione 3, Bologna. Info: Call Center 899500001
sito mostra: www.ilnudoidealerealta.it
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Gaetano Pesce. Il rumore del tempo
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Fino al 18 aprile alla Triennale di Milano in mostra oltre 2000 pezzi tra oggetti, disegni, foto, testi per avvicinare lo spettatore a un mondo fatto di nuove forme, nuovi materiali e colori diversi capaci di creare oggetti uno diverso dall’altro. Il concetto del tempo come “dimensione privata” è il cardine della mostra insieme al concetto di caducità di ogni cosa. Una mostra che coinvolge lo spettatore. Orari: tutti i giorni 10.30-20.30. chiuso il lunedì. Info: www.triennale.it
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Ci resta il nome
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Fino al 13 marzo al Museo di Storia Contemporanea in via Sant’Andrea a Milano una mostra fotografica di Isabella Balena racconta i luoghi della memoria della II Guerra Mondiale in Italia. Le immagini raccontano cimiteri militari, zone di sbarco e di battaglia, comunità locali vittime di eccidi. Orari: 9.30-12, 14-17.30. Chiuso lunedì. Ingresso libero. Info: www.museidelcentro.mi.it
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RENATO GUTTUSO opere della Fondazione Francesco Pellin
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La più rilevante raccolta di opere pittoriche di Guttuso attualmente esistente per la prima volta in mostra a Milano alla Fondazione Mazzotta con 77 dipinti e 47 disegni realizzati tra il 1931 e il 1986. Orari: 10-19.30, martedì e giovedì 10-22.30. Chiusa il lunedì. Info: www.mazzotta.it
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MARIO MERZ
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Fino al 27 marzo a Torino, una duplice mostra che celebra cinquant'anni di carriera del pitto-scultore, assemblatore-installatore, costruttore esistenziale e concettuale Mario Merz, alla Galleria civica d'Arte Moderna e Contemporane (info.0114429518) e al Museo d'arte Contemporanea Castello di Rivoli (info.0119565222).
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