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Dancing on the Verge    
Un progetto in divenire, una storia appassionante che si concluderà in una performance: un set cinematografico, un ambiente fittizio in grado di sfidare per verosimiglianza la realtà, per riflettere sul confine tra realtà e finzione, arte e spettacolo.      
di Sonia Tarantola   (07/10/2003)  

Firmato da Marco Papa, un giovane artista, che si rivolge a Gene Anthony Ray alias Leroy Johnson, nota icona del serial televisivo Saranno Famosi, il lavoro raccoglie immagini della vita di questo personaggio di successo ormai decaduto e abbandonato a se stesso.

Ritrovato il ballerino in un quartiere di Harlem, e verificate le sue precarie condizioni di salute, il lavoro ha subito nel corso del tempo significativi e strutturali cambiamenti - parti integranti di una sceneggiatura che segue gli imprevedibili avvenimenti che ne determinano la storia. Obiettivo principale del lavoro è costruire la concreta riabilitazione fisica e psicologica del suo protagonista attraverso la produzione e la distribuzione di oggetti, gadget (una maglietta, una bibita energetica, un anello) che rappresentano simbolicamente le mancanze di Jean: fiducia, energia, stabilità, cura di sé fondamentali per analizzare l'idea di fallimento e rinascita del personaggio.
   

  In questo primo intervento l'osservatore è invitato ad entrare all'interno di un'installazione ambientale, un luogo difficilmente riconoscibile che ha le fattezze di uno show room, ma di cui non è immediatamente chiaro il prodotto esposto. L'installazione lo accoglie al buio e gli deposita tracce e impronte. Integralmente ricoperto di nero, lo spazio è dotato di una tenue illuminazione concentrata su alcuni dettagli: la percorribilità sarà difficoltosa, si sperimenteranno la precarietà del percorso, l'assenza di certezze, la mancanza di appigli e la possibilità di imbattersi in improvvisi ostacoli - una situazione simile all'improvvisa perdita d'equilibrio, al camminare su una fune tesa dove eguale importanza viene data al mantenimento del bilanciamento e alla caduta libera. Sull'ingresso dello spazio espositivo è impresso un profilo che esce dal nero, la sagoma non identificabile di un talento sprecato, Gene Anthony Ray, e ora esempio emblematico per analizzare l'idea di fallimento e rinascita a cui e dedicato l'intero progetto. Ad accompagnare lo spettatore all'interno dello spazio sono hostess-commesse dalla valenza performativa che, come guide, lo conducono verso la "merce" esposta. Un camerino, luogo nel luogo, consente al visitatore di riconoscere e indossare ciò che prima non riusciva a decifrare, e verificare sui propri abiti il segno del precedente transito nel buio. La situazione all'interno di questo secondo luogo è completamente ribaltata. Si tratta di uno spazio in reverse dove l'illuminazione è abbagliante, la superficie interna costituita da specchi che riportano l'immagine polarizzata della sagoma iniziale e la musica, precedentemente incomprensibile, quasi ovattata, ora leggibile. Si è raggiunta una nuova consapevolezza cognitiva ed estetica che consente di affrontare il percorso a ritroso, di tornare sui propri passi con un mutato atteggiamento. L'immagine leitmotiv del ballerino impressa sull'ingresso, nel camerino e sullo stesso indumento verrà trasmessa a intermittenza nei giorni precedenti l'inaugurazione sui maxischermi pubblicitari della metropolitana milanese.

Per informazioni rivolgersi all'Associazione Viafarini, via Farini 35, Milano tel. 02 66804473/02 69001524, fax: 02 66804473, [email protected]
La seconda tappa avrà luogo presso la galleria VTO di Londra il prossimo gennaio. Per informazioni: VTO 96 Teesdale Street London E2 6PU, tel: +44 020 7729 5629, e-mail [email protected]
 

Gaetano Pesce. Il rumore del tempo
Fino al 18 aprile alla Triennale di Milano in mostra oltre 2000 pezzi tra oggetti, disegni, foto, testi per avvicinare lo spettatore a un mondo fatto di nuove forme, nuovi materiali e colori diversi capaci di creare oggetti uno diverso dall’altro. Il concetto del tempo come “dimensione privata” è il cardine della mostra insieme al concetto di caducità di ogni cosa. Una mostra che coinvolge lo spettatore. Orari: tutti i giorni 10.30-20.30. chiuso il lunedì. Info: www.triennale.it
Ci resta il nome
Fino al 13 marzo al Museo di Storia Contemporanea in via Sant’Andrea a Milano una mostra fotografica di Isabella Balena racconta i luoghi della memoria della II Guerra Mondiale in Italia. Le immagini raccontano cimiteri militari, zone di sbarco e di battaglia, comunità locali vittime di eccidi. Orari: 9.30-12, 14-17.30. Chiuso lunedì. Ingresso libero. Info: www.museidelcentro.mi.it
RENATO GUTTUSO opere della Fondazione Francesco Pellin
La più rilevante raccolta di opere pittoriche di Guttuso attualmente esistente per la prima volta in mostra a Milano alla Fondazione Mazzotta con 77 dipinti e 47 disegni realizzati tra il 1931 e il 1986. Orari: 10-19.30, martedì e giovedì 10-22.30. Chiusa il lunedì. Info: www.mazzotta.it
MARIO MERZ
Fino al 27 marzo a Torino, una duplice mostra che celebra cinquant'anni di carriera del pitto-scultore, assemblatore-installatore, costruttore esistenziale e concettuale Mario Merz, alla Galleria civica d'Arte Moderna e Contemporane (info.0114429518) e al Museo d'arte Contemporanea Castello di Rivoli (info.0119565222).