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CHEN ZHEN. Un artista tra oriente e occidente    
Settanta opere fra installazione e disegni, un esempio di pluralismo culturale, dell'artista cinese morto prematuramente due anni fa. In particolare sono esposte alcune grandi installazioni realizzate con tavoli, sedie, tamburi e candele colorate.      
di Sonia Tarantola   (28/02/2003)  

Nato a Shangai nel 1955, dove era cresciuto e si era formato nel tempo della Rivoluzione Culturale, Chen Zhen è stato un protagonista nel nostro tempo. La sua opera è una sintesi, nata dal bisogno e dal desiderio di farsi comprendere in un mondo dalle prospettive diverse. "Se ho lasciato la Cina, non è stato per confinarmi in un paese o in un'altra terra; l'ho lasciata per abbracciare il mondo intero", queste le parole di Chen Zhen che sottolineano questo suo bisogno di distacco dalla cultura cinese per incontrare realtà diverse, capaci di aprirgli nuove prospettive. E non solo, oltre al desiderio di novità, l'originalità del suo pensiero ha alla base il superamento della dialettica Cina-Occidente a vantaggio di esperienze più libere, più ricche e creative.    

  Proprio per tutte queste ragioni Chen Zhen, inizialmente orientato sulla pittura, si è concentrato successivamente su installazioni e grandi e medie dimensioni, cominciando ad assemblare oggetti tratti dalla vita comune come letti, tavoli, sedie, vasi da notte, materassi, allestiti in composizioni che li privano della loro originaria funzione.  

Alla fine degli anni '90 lavora con bambini di tutti i cinque continenti a un progetto che doveva necessariamente essere, immediato e d'uso universale: costruire case con candele colorate.    

  Da queste realizzazioni, Chen Zhen passa ad una delle sue opere più riuscite (Round Table), creata a Ginevra per un'esposizione all'ONU nel 1995: incastrate sul piano del tavolo ci sono diverse sedie provenienti da tutti gli angoli del pianeta. Chen Zhen vuole con quest'opera e non solo con questa, sfatare la credenza che a ciascun oggetto a vocazione simbolica sia possibile adattare un senso preciso e descrivibile..è l'opera che acquisisce una propria autonomia.  

Gaetano Pesce. Il rumore del tempo
Fino al 18 aprile alla Triennale di Milano in mostra oltre 2000 pezzi tra oggetti, disegni, foto, testi per avvicinare lo spettatore a un mondo fatto di nuove forme, nuovi materiali e colori diversi capaci di creare oggetti uno diverso dall’altro. Il concetto del tempo come “dimensione privata” è il cardine della mostra insieme al concetto di caducità di ogni cosa. Una mostra che coinvolge lo spettatore. Orari: tutti i giorni 10.30-20.30. chiuso il lunedì. Info: www.triennale.it
Ci resta il nome
Fino al 13 marzo al Museo di Storia Contemporanea in via Sant’Andrea a Milano una mostra fotografica di Isabella Balena racconta i luoghi della memoria della II Guerra Mondiale in Italia. Le immagini raccontano cimiteri militari, zone di sbarco e di battaglia, comunità locali vittime di eccidi. Orari: 9.30-12, 14-17.30. Chiuso lunedì. Ingresso libero. Info: www.museidelcentro.mi.it
RENATO GUTTUSO opere della Fondazione Francesco Pellin
La più rilevante raccolta di opere pittoriche di Guttuso attualmente esistente per la prima volta in mostra a Milano alla Fondazione Mazzotta con 77 dipinti e 47 disegni realizzati tra il 1931 e il 1986. Orari: 10-19.30, martedì e giovedì 10-22.30. Chiusa il lunedì. Info: www.mazzotta.it
MARIO MERZ
Fino al 27 marzo a Torino, una duplice mostra che celebra cinquant'anni di carriera del pitto-scultore, assemblatore-installatore, costruttore esistenziale e concettuale Mario Merz, alla Galleria civica d'Arte Moderna e Contemporane (info.0114429518) e al Museo d'arte Contemporanea Castello di Rivoli (info.0119565222).