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Tutti i nomi di Dio    
Opere di artisti contemporanei conosciuti in tutto il mondo come Jannis Kounellis, Shirin Neshat, Yoko Ono, Dennis Oppenheim. Un concetto ampio, che lambisce oriente e occidente, laicità e sacralità, quotidianità e universalità.      
di Sonia Tarantola   (11/12/2002)  

L'arte dà una visione prospettica che oltrepassa le rovine del presente. Miscelando in un unico spazio tradizioni e culture, evocate da ambiti geografici e sociali diversi, Tutti i nomi di Dio, s'insinua nell'indistinta ragnatela umana dove s'impone, nella tremenda crisi che il pianeta vive, la necessità di ristabilire equilibri tra le differenze. Se sotto il manto religioso - sotto ai ricami arabi della letteratura coranica, sotto la stella di David, sotto ai campanili e attorno ai Buddha - s'intrecciano fittissime trame intrise di denaro, petrolio, sangue e miseria, l'arte offre una visione preventiva e allarmante delle condizioni degli esseri umani, avanzando, nel sordo commentario bellico, possibilità alternative di dialogo.
   

Il nome di Dio evocato nelle opere degli artisti invitati è un concetto ampio che lambisce oriente e occidente, laicità e sacralità, quotidianità e universalità, come il rosario buddista gigante di Chen Zhen, simbolo di vita, o la parte terminale di un crocefisso, di Jannis Kounellis che, come un laico pezzo di legno, ricorda la vulnerabilità umana. E' la vita dei vegetali, accompagnata dal desiderio, a trionfare sul senso di distruzione e discriminazione nelle installazioni di Dennis Oppenheim e Yoko Ono.

Un grande ventre vuoto, che evoca la "Madonna del Parto" di Piero della Francesca, realizzato da Cecilia Guastaroba, fa da contraltare alle donne col burqua, senza volto, che vivono nelle opere (e nella terra: l'Iran) di Shirin Neshat. I bambini che giocano nella moschea di Teheran , nel video di Armin Linke, diventano fantasmi lasciandosi dietro solo le voci dei loro giochi. Intanto in un bagno turco di Istanbul, cinque donne profughe di Srebrenica, invitate dall'artista bosniaca Maja Bajevic, lavano, in modo rituale, sino a farle a pezzi, cinque lenzuola con ricamate in oro alcune frasi di Tito. Come una cura, Giampaolo Kohler racconta e disegna storie della Cina antica, nel superamento di battaglie, demoni e fiumi minacciosi, impressi nella vita di ogni essere umano. La circolarità dell'esistenza, il concetto di vuoto e l'impossibilità di pronunciare il nome di Dio, vengono sprigionate dalla perfezione del cerchio, nell'opera di Fabio Mauri. La stessa circolarità nel lavoro di Paolo Canevari è espressione di materia spicciola (il pneumatico) e sublime (l'idea) congiunti nel respingente attraversamento tra il mondo fenomenico e lo spazio della fede. La rinascita trasparente, eterea già annunciata, negli anni novanta, nel progetto su la nuova New York, dei CoopHimmelb(lau), ci allontana temporaneamente dal chiacchiericcio planetario, dalla prospettiva piatta, per traghettarci oltre l'impossibilità del presente.

Gaetano Pesce. Il rumore del tempo
Fino al 18 aprile alla Triennale di Milano in mostra oltre 2000 pezzi tra oggetti, disegni, foto, testi per avvicinare lo spettatore a un mondo fatto di nuove forme, nuovi materiali e colori diversi capaci di creare oggetti uno diverso dall’altro. Il concetto del tempo come “dimensione privata” è il cardine della mostra insieme al concetto di caducità di ogni cosa. Una mostra che coinvolge lo spettatore. Orari: tutti i giorni 10.30-20.30. chiuso il lunedì. Info: www.triennale.it
Ci resta il nome
Fino al 13 marzo al Museo di Storia Contemporanea in via Sant’Andrea a Milano una mostra fotografica di Isabella Balena racconta i luoghi della memoria della II Guerra Mondiale in Italia. Le immagini raccontano cimiteri militari, zone di sbarco e di battaglia, comunità locali vittime di eccidi. Orari: 9.30-12, 14-17.30. Chiuso lunedì. Ingresso libero. Info: www.museidelcentro.mi.it
RENATO GUTTUSO opere della Fondazione Francesco Pellin
La più rilevante raccolta di opere pittoriche di Guttuso attualmente esistente per la prima volta in mostra a Milano alla Fondazione Mazzotta con 77 dipinti e 47 disegni realizzati tra il 1931 e il 1986. Orari: 10-19.30, martedì e giovedì 10-22.30. Chiusa il lunedì. Info: www.mazzotta.it
MARIO MERZ
Fino al 27 marzo a Torino, una duplice mostra che celebra cinquant'anni di carriera del pitto-scultore, assemblatore-installatore, costruttore esistenziale e concettuale Mario Merz, alla Galleria civica d'Arte Moderna e Contemporane (info.0114429518) e al Museo d'arte Contemporanea Castello di Rivoli (info.0119565222).